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ipogeo di Sas Puntas

Per arrivare all’ipogeo di Sas Puntas, dal centro di Documentazione di Tissi (ex mattatoio), si prosegue a piedi per cinquanta metri, verso l’uscita per Sassari, svoltando a destra e seguendo un tratto di strada per circa duecento metri. Da qui, seguendo l’indicazione, si prende la scalinata e si attraversa un sentiero in pietra, che conduce ai piedi dell’ipogeo. La tomba è scavata a mezza costa, su un basso bancone calcareo, con fronte a est-sud est e si trova in un ripido pendio, che degrada verso la valle. La facciata presenta un’ampio arco, al centro del quale troviamo la stele centinata, rilevata rispetto alle fiancate. La parte inferiore della stele, risulta divisa mediante una fascia, dal soprastante motivo a lunetta. L’ingresso, notevolmente rimaneggiato, non permette di chiarire se i due gradini che lo incorniciano, che fungono da balcone- sedile, già in origine si interrompessero per l’apertura, o se quello inferiore coincidesse con l’architrave del portello. A causa di un intervento successivo, l’esedra inferiore nel lato nord est, risulta incompleta, infatti rispetto al piano di campagna, è sopraelevata di circa due metri. Dietro un portello d’accesso, si apre un breve corridoio, che immette in una cella di pianta ovale, dove si aprono sopraelevate, una nicchia per lato. Il soffitto appare concavo e nel piano pavimentale, si apre verso il fondo una cuppella. Vicino all’ingresso è scavata una seconda fossetta, più piccola e decentrata, nella quale converge una canaletta, che attraversa anche il piano pavimentale dell’esedra. Per creare l’esedra superiore, la roccia è stata tagliata in superficie e al centro è stato realizzato il tumulo. Quest’ultimo, in prossimità della stele, conserva la traccia di due fori, dove venivano infissi i betilini, che esprimono concetti magico sacrali. Sia l’esedra superiore che quella inferiore, presentano degli incavi quadrangolari di varie dimensioni, ovvero delle vaschette scavate nella roccia, che si ritiene siano un ingegnoso sistema di raccolta di acque piovane, effettuato successivamente. La tomba è da interpretarsi come un esempio di sopravvivenza della tradizione ipogeica nell’età del Bronzo.

Fonte: Tissi Il territorio dalla preistoria al medioevo di Pina Maria Derudas