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Area archeologica S’elighe entosu

La necropoli neolitica di Giorrè, S’Èlighe Entosu, si trova ad est dell’abitato di Cargeghe, tra due alture rocciose denominate Sa Rocca de Mesudie – Pedras Serradas e Giorrè, al confine con il territorio di Florinas. Il sito si trova al centro di importanti insediamenti di età neolitica e rappresenta un esempio interessante dell’arte funeraria della Sardegna preistorica. La ripida valle di Giorrè S’elighe Entosu è caratterizzata dalla tipica formazione calcarea che si presenta con numerosi blocchi erratici e affioramenti rocciosi. In questa valle si distende il Rio S’Iscia- Sa Paula (il fiume ha vari nomi tra cui S’Iscia, Rio dei Mulini, Riu de Santu Pedru o ( meno usato) Rio Mannu, dal quale prendono vita diverse sorgenti. Le prime attestazioni di insediamento della zona si datano già nel Neolitico recente come testimoniano le tombe ipogeiche. Mancano invece tracce dei relativi abitati. Con l’età nuragica, a dominio del valico naturale di S’elighe Entosu, vengono erette diverse torri e muraglie in punti strategici e ben precisi, rappresentati dai nuraghi di Pedra Serradas, di Sant’Andria, di Sa Binistra Mala-Florinas, di Pala de Sa Rughe e di Giorrè-S’elighe Entosu- Cargeghe. Sempre in età nuragica vengono scavate ex novo le tombe con prospetto architettonico, ad imitazione delle tombe dei giganti megalitiche, con l’inedito ipogeo di Giorrè S’Elighe Entosu X e le tombe di Pascialzos I – II e di Su Padru. Di recente scoperta sono le tombe megalitiche di costruzione subaerea che si trovano nella collina di Sa tanca de Su Segnore. La necropoli di Giorrè S’elighe Entosu conta attualmente tredici ipogei. Le tombe si aprono a distanze variabili le une dalle altre sfruttando massi affioranti e blocchi erratici di natura calcarea. Gli ingressi delle tombe si aprono rialzati rispetto al piano di calpestio: è il caso delle tombe II, IV, V, VIII, XI, XIII mentre l’unico accesso ricavato sul piano di campagna è quello della Domus I. I portelli d’ingresso si conservano integri nelle grotticelle I, II, III, VIII e XIII mentre nelle restanti sono stati ampliati dall’uomo o deformati dagli agenti esogeni. Alcuni di essi erano preceduti da un breve padiglione con lo scopo di preservarli dall’infiltrazione delle acque piovane. Alcune di queste grotticelle presentano interessanti decorazioni incise o scolpite di tipo architettonico, realizzate nelle pareti rocciose di anticelle e vani principali, ispirate alla riproduzione della casa dei vivi. Si rilevano zoccoli, lesene, fasce, soffitti e colonne e fra gli altri elementi presenti sulle superfici delle tombe, emergono anche decorazioni che sono i segni e i simboli della religiosità prenuragica come protomi, spirali, false porte. A rendere ancora più realistica l’idea della casa preistorica sono gli zoccoli, le fasce, le lesene, i riquadri, i gradini e i setti divisori presenti negli ambienti più importanti. Significative sono le lesene della tomba II le quali, leggermente rilevate rispetto alla parete, poggiano su delle basi di forma rettangolare risparmiate con lo scavo della domus. Queste basi vogliono probabilmente raffigurare il rincalzo di pietrame posto attorno ai pali lignei di sostegno delle capanne reali. Anche alcune cornici imitano elementi struttivi come pali verticali e orizzontali ma in particolare la cornice della tomba VIII, che delimita il portello per la cella B, richiama l’architettura trilitica dolmenica, quasi a voler imitare un accesso in pietra o in robusti sostegni lignei. Altri elementi che riproducono le strutture costruttive delle capanne reali sono le colonne risparmiate nel vano principale delle Tomba VII che imitano grossi pali di sostegno del soffitto.